Teatro

La poesia e il teatro

La poesia e il teatro

Farnese e Due: sintesi emozionali con i linguaggi della scena Potrà essere piacevole seguire con sguardo speciale, un'attenzione che si lascia stimolare dai linguaggi espressivi, parole, corpi, oggetti, stati d'animo, gli eventi che propone quest'anno Teatro Festival Parma, interrogandosi, con leggerezza e mente vigile sulla poesia a teatro: al di là dell'importante occasione d'incontro con gli autori al Teatro Farnese, il prezioso ascolto dei versi nella lingua originale, potendo però anche comprenderne il senso con interpreti italiani, sembra che una sorta di tensione espressiva che tende all'essenziale, alla raffinatezza delle forme comunicative, alla metafora, al simbolo scelto con particolare cura, capace di toccare insieme pensiero e cuore, attraversi tutti gli spettacoli, le creazioni di quest'edizione di Teatro Festival Parma. Bello, bello davvero: troppe volte si usa l'aggettivo «poetico» in forma semplicistica, a sottolineare una sorta di gentilezza d'animo. Non è così: d'alta poesia è per esempio molto teatro di Pina Bausch, duro, dolente, enigmatico. Un concetto, uno strumento d'analisi da mettere a ulteriore prova con quest'edizione del festival internazionale che si apre domani a Teatro Due con il Giardino di Shakespeare, l'installazione Tableaux Vivants, il Teatro degli oggetti di Fulvio Abbate e Chi mai vorrà comprare le mie nuvole? regia di Franco Però, un bel percorso d'eventi d'arte che si prospettano densi di stimoli per l'incontro in sé ma anche per il motivo guida messo in gioco. Con paesaggi poetici che possono nascere dalla Tempesta come dal Sogno di una notte di mezza estate sulle terrazze degli ampi spazi di Teatro Due restaurati di recente. E trasalimenti poetici ci si aspetta di avvertire nel riconoscere personaggi grandi della storia, della letteratura e dell'arte che dall'immobilità sono toccati dal gesto, dal movimento, dalla musica: per i Tableaux Vivant ecco Marat, Fedra, Riccardo III… Una prima immagine di folla da cui far nascere figure per lo spettacolo di Però, in scena attori professionisti e gli allievi del Corso attivato dallo Stabile di Parma. Ma anche le «invettive, predicazioni e utopie» di Hyde Park Corner, interventi a sorpresa con l'urgenza di comunicare potranno avere valenza poetica? Forse: tra gli invitati Moni Ovadia per esempio, e Laura Curino, parole che sanno anche caricarsi di commozione. Qualcuno ha scritto di «teatro acidulo» per i giovani berlinesi Nico and the Navigators, sottolineando però anche come piccole pietre preziose possano brillare tra le asprezze, le sofferenze della quotidianità: al centro di Kain, Wenn & Aber il tema della scelta, la necessità di decidere, spesso senza conoscere le regole, il potere del caso e del destino. A fianco in scena per alcuni Sonetti shakespeariani Fiona Shaw e Ilaria Occhini, versi potenti e d'infinita dolcezza, ambigui e travolgenti. In Long life, regia di Alvis Hermanis, il duro tema della vecchiaia, che si rispecchierà in forma nuova nel Lear di Edward Bond, workshop a cura di Tim Stark. E prima che prenda avvio il festival di poesia al Teatro Farnese, nuovi intrecci di linguaggi poetici con il teatro danza di Josef Nadj, Il n'y a plus de firmament, tra Artaud e Rilke, il Giappone e l'Irlanda, dove anche gli oggetti acquistano la dimensione poetica del sogno, una continua metamorfosi tra azioni evocative, visionarie suggestioni. Poesia in scena: nei passi, con le parole, attraverso le immagini e i corpi degli interpreti, a Parma, con Teatro Festival.